Capì questo: che le associazioni rendono l’uomo più forte e mettono in risalto le doti migliori delle singole persone, e danno la gioia, che raramente si ha restando per proprio conto, di vedere quanta gente c’è onesta e brava e capace e per cui vale la pena di volere cose buone…
– Italo Calvino, Il Barone rampante
Il vento fresco di una sera d’estate in un paesino di collina, le bancarelle ricche di colori e sapori locali, le storie di un luogo raccontate dagli occhi della gente legata da un comune senso di appartenenza: Montepaone, suggestivo comune calabrese che si affaccia sulla costa ionica, si presenta così, vivace e orgogliosa, nella serata che la vede protagonista di un evento culturale e artistico estremamente rilevante.
Si è svolta ieri, 8 agosto 2014, la Notte dell’Inno, una manifestazione che si trasforma in un omaggio, in un tributo che celebra la storia, le origini, le tradizioni e i valori del paese. Il progetto, promosso dall’associazione culturale Ri… vivi… amo Montepaone presieduta da Anna Migliano, nasce con l’idea di adattare musicalmente un componimento poetico scritto dal Professor Francesco Tuccio risalente al 1 gennaio 2001, giungendo così a trasformare quell’Inno a Montepaone in una vera e propria ode civile e patriottica e regalando alla comunità tutta un potente e profondo simbolo identitario.
La serata, condotta dal giornalista Pietro Melia, ha visto intrecciarsi storia e poesia in un connubio emozionante fatto di memorie storiche e richiami letterari. Dopo la lettura dell’inno, infatti, l’autore del testo ha spiegato passo passo il componimento, definendolo «un atto d’amore, un matrimonio comune di conoscenze», un incontro volto a promuovere, valorizzare, ricostruire. Lo storico locale Francesco Pitaro ha poi arricchito il tutto commentando i maggiori avvenimenti storici montepaonesi e guidando alla scoperta di dettagli riguardanti personaggi di rilievo, uomini portatori di istanze democratiche e repubblicane: Gregorio Mattei e Luigi Rossi, il primo martire della Repubblica Napoletana e il secondo creatore dell’inno per quest’ultima.
Fulcro dello spettacolo è stata l’esecuzione dell’Inno a Montepaone, musicato da Luca Ursino con la collaborazione del coro parrocchiale di Montepaone Centro e Lido (diretti rispettivamente da Maria Valeria Galati e Francesca Pallone). Le tre voci soliste – Luca Ursino, Laura Delli Veneri e Luciano Saia – hanno letteralmente incantato il pubblico presente, che si è sentito parte di un momento di condivisione e comunione senza eguali.

Da sinistra: Anna Migliano, Presidente dell’associazione culturale “Ri…vivi..amo Montepaone”, Luciano Saia, Luca Ursino, Laura Delli Veneri, Francesca Pallone, Maria Valeria Galati.
Come ha spiegato nel suo intervento Luca Ursino, musicare un componimento implica un forte senso di responsabilità: non si tratta solo di scegliere una melodia che si posi su un testo, è qualcosa di più complesso, proprio perché un inno è un «connotato caratteristico che abbraccia una comunità». Un ritmo orecchiabile e di stampo popolare accompagna un componimento in cui si alternano a descrizioni paesaggistiche e urbane tematiche storiche e politiche. Dalle origini del paese, alle persecuzione dei saraceni per arrivare infine ad un saluto commosso rivolto agli emigranti, col corpo lontani ma con il cuore e la mente sempre rivolti all’indimenticabile Montepaone. Non mancano neppure simboli e allegorie: l’olmo, albero della libertà, diviene metafora di ribellione nei confronti del potere temporale e del potere assoluto dei re.
L’omaggio al paese si è espresso anche tramite la proiezione del video riguardante l’inno, nel quale immagini di tempo passato hanno trovato nuova linfa in un orizzonte senza tempo; a concludere la festa l’esibizione calda, tipica del sud, del gruppo popolare Taranta Jonica.
Assistere ad una tale celebrazione, soprattutto per chi come me ha forti legami con questa terra, ha significato non solo una grande partecipazione “sentimentale”, ma una più ampia riflessione sul potere dell’aggregazione, sul ruolo che riveste la cultura come collante fra le persone, e sull’imprescindibile necessità di puntare, come ha spiegato Anna Migliano, a un continuo rafforzamento dell’identità. «Un comune sentire» che deve attingere alla memoria, alle radici del passato, delle tradizioni, della storia e dei luoghi.
Inno a Montepaone
Sulle cime di colli incantati
Dal rumore di ameni ruscelli
Ti distendi tra boschi e vigneti
A vegliare la valle ed il mar.
E dall’alto tu guardi la piana
Popolata da olivi d’argento
Da casali e da gente operosa
Che gioisce e che soffre con te!
Dovunque andremo, ovunque saremo
Nel cuore resterai, Montepaone!
Tu sovrasti quel mare tranquillo
Dove giace la grande campana
Che rapì la follia saracena
Profanando il sacro tuo suol.
Tu sei nobile figlia d’Aurunco
Tu sei patria di Rossi e Mattei,
che col sangue versato da eroi
rinomata di rendono ancor.
Dovunque andremo, ovunque saremo
Nel cuor resterai, Montepaone!
E quell’olmo davanti alla chiesa
Che nel cielo distende le braccia
Ode e cela parole e segreti
Che i tuoi figli sussurrano ognor.
Nelle ore di abbracci o d’addio
Nelle terre vicine o straniere
D’un tuo figlio ove palpita il cuore
Non c’è cuor che non batta per te.
Dovunque andremo, ovunque saremo
Nel cuore resterai, Montepaone
Fonti immagini:
http://www.mobitaly.it/MultimediaFiles/Img/MontepaoneOlmodellaLiber.JPG
http://www.cise.it/cise/corse/magnagrecia/galleria%20immagini/montepaone1.JPG